Contrariamente a quanto molti pensano, l’ansia di per sé non è negativa, ma svolge una funzione molto importante nella nostra vita: attraverso l’innescarsi di alcuni meccanismi fisiologici e psicologici, ci prepara ad affrontare le sfide a cui la quotidianità ci sottopone.
Per esempio, se stiamo per svolgere un esame o una gara, la tensione muscolare che percepiamo, insieme al battito cardiaco accelerato e ad altri meccanismi del Sistema Nervoso Autonomo (SNA) fanno sì che il nostro corpo e la nostra mente siano attivi e pronti per dare il meglio.
Infatti, l’ansia è definita come uno stato affettivo che emerge come una normale reazione di allarme, cioè uno stato di tensione psico-fisica che implica un’attivazione generalizzata delle risorse individuali diretta contro uno stimolo ben conosciuto e reale. Si distingue dalla paura perché, mentre quest’ultima è una reazione a un pericolo imminente, l’ansia è una risposta a una “minaccia” futura.
Parliamo di Disturbo d’Ansia (quindi il suo risvolto negativo) quando questa attivazione è così intensa da impedire alla persona di rispondere efficacemente a quello che le sta accadendo (ad esempio, durante l’esame, i famosi “vuoti di memoria”). Oppure risulta disfunzionale nel caso in cui subentri in situazioni che di per sé non costituiscono un vero e proprio pericolo; o ancora, quando l’attivazione diventa costate e la persona non riesce più a ripristinare uno stato di calma, ma è sempre in continuo allarme.
I sintomi
Quando subentra un Disturbo d’Ansia è possibile individuare una costellazione di sintomi che possono indicarne la presenza:
Come intervenire
Dopo aver escluso la presenza di un problema medico, per gestire la manifestazione di questi sintomi è possibile e utile l’intervento integrato di diversi professionisti.
Attraverso un consulto psichiatrico, ad esempio, è possibile individuare una farmacoterapia efficace e adatta a controllare e ripristinare un normale stato di arousal, alleviando la sensazione di tensione e agitazione.
Ma guardiamo nello specifico come osteopata e psicologo possono intervenire in sinergia.
Come interviene l'osteopata?
Il SNA puo’ esser riequilibrato attraverso la manipolazione osteopatica, come viene evidenziato in un recente studio in cui, il trattamento osteopatico, ha portato a una diminuzione della frequenza cardiaca, agendo sul riequilibrio del sistema nervoso ortosimpatico (SNO) e parasimatcio (SNP). ( Monaco et al, 2013).
Per esempio, nei disturbi d’ansia, si ha una una disregolazione del SNA in cui il sia il SNO che le citochine infiammatorie aumentano, portando a una contrazione muscolare. Questa contrattura, se continua, genera infiammazione cronica e dolore. Di conseguenza, si verificherà la presenza di disturbi muscolo-scheletrici o viscerali che possono essere attenuati dalla terapia osteopatica , agendo in loco e a distanza sulla regolare del SNA.
Quando l’ansia prevale, spesso si hanno delle difficoltà respiratorie e questo avviene perché il nostro diaframma toracico è in ispirazione e tendiamo ad avere “fame d’aria”, respirando con torace e muscoli accessori della respirazione, mettendo in atto una respirazione scorretta e dispendiosa di energia. Per tale motivo, una delle prime strutture che valuta l’osteopata è il diaframma toracico e tutti gli altri diaframmi corporei che lavorano con esso per migliorare la respirazione e permettere un rilassamento del corpo.
Come interviene lo psicologo?
Innanzitutto, lo psicologo può - in un primo momento - consigliare delle tecniche e strategie per gestire l’insorgere dell’ansia da utilizzarle in caso di necessità (es.: tecniche di respirazione e rilassamento). Queste azioni, sebbene possano essere molto efficaci nell’immediato, non risultano però risolutive, perché non agiscono sulle cause della risposta ansiosa.
Perciò è necessario intraprendere un percorso in cui il compito dello psicologo è quello di capire “come è fatta” quest’ansia e quali potrebbero essere i fattori che contribuiscono a farla emergere e mantenerla. Infatti, sebbene i sintomi ansiosi siano simili per molte persone, è importante indagare le circostanze e le modalità con cui questi si presentano, il momento di vita che sta attraversando la persona e la sua storia pregressa e, soprattutto, come li vive e quali significati assumono per lei. In questo modo è possibile fare delle ipotesi sulle cause che danno il via alla risposta ansiosa e iniziare a pensare a quale o quali potrebbero essere gli interventi migliori per quella persona.
Davide Carnì Biologo Nutrizionista
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